Non è che il Catania dell’ultima stagione abbia riservato tante storie memorabili, ma forse possiamo scovarne una che valga almeno la pena raccontare: Alessandro Raimo, arrivato nello scambio con Bouah, accolto con indifferenza o addirittura diffidenza, nonostante le circa 170 presenze in C. Ha “pagato” sulla carta uno scambio che sembrava impari, da nipote di Aldo Agroppi, ma in silenzio e con voglia di fare. Infine, da riserva di Guglielmotti e simbolo tra gli altri di un mercato cambiato ad estate in corso.
Ma il ragazzo aspetta, si impegna e spinge negli allenamenti, aspetta l’occasione: che arriva, nelle rotazioni di un Toscano che lo osserva. Raimo risponde e ne gioca due di fila, poi si risiede in panchina; ma per poco, non sa che sta per diventare indispensabile tra gli infortuni che attaccano tutti gli elementi rossazzurri tranne lui. E poi si impegna da morire, non è Cafù e non lo sarà mai, non ha spinta offensiva sufficiente ma in difesa è l’esterno più attento in rosa: raramente gli avversari pungono dal suo lato perché ha una lettura delle diagonali quasi perfetta, e Toscano senza accorgersene non può più farne a meno. Lo schiera sia sulla fascia destra che su quella sinistra.
Ora arriva il mercato, ma che il tecnico vincitore di cinque campionati resti o meno, è difficile pensare ad un allenatore che voglia privarsene. Una storia normale dicevamo, di un talento normale che lavora come un fuoriclasse: e i tifosi rossazzurri se ne ricorderanno.